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Vittorio Emanuele III nasce a Napoli l'11 novembre del 1869 da Umberto I e da Margherita di Savoia.
In gioventù fu affidato alla tutela educative del Colonnello Egidio Osio.
Trascorse gli anni dal 1884 al 1886 alla Scuola Militare di Modena, completando la propria istruzione con le discipline giuridiche e politiche. Entrò nell’esercito nel dicembre del 1886 con il grado di Sottotenente di fanteria, fu nominato Maggiore nel 1889, Colonnello nel 1890 e Tenente Generale nel 1894.
Nel 1896 sposa la principessa Elena del Montenegro dalla quale ebbe cinque figli: Umberto II, Jolanda, Giovanna, Maria e Mafalda morta nel "Lager di Buchelwald" il 24 agosto del 1944, alle 16 nella baracca n. 15, dove era stata rinchiusa per 11 mesi col nome di Frau von Weber. Nel lager vi era stata deportata il 23 settembre del 1943, dopo essere stata arrestata il 22 settembre a Roma.
Il 29 luglio del 1900 sale improvvisamente al trono, succedendo al padre Umberto I assassinato a Monza il 2 luglio 1900.
Anche grazie a lui, l'Italia si modernizzò, migliorò il tenore di vita della popolazione, ed ebbe figure di gran valore sul piano della cultura, delle arti, delle scienze. Nel 1919 l'Italia era la settima potenza industriale del mondo. Ci furono grandi progressi (ferrovie, marina mercantile, alfabetizzazione di massa, burocrazia, diplomazia, Forze Armate, prestigio internazionale…), ma ci furono anche scelte sbagliate e problemi terribili (biennio rosso, lotte  sociali, fascismo, leggi razziali, sconfitta nella seconda guerra mondiale).
Fu favorevole all’intervento nella prima guerra mondiale appoggiando il governo interventista del 1915.
Vittorio Emanuele III passò alla storia soprattutto per quattro episodi.
Il 28 ottobre del 1922 il re si rifiutò di firmare il decreto per lo stato d’assedio che avrebbe permesso di bloccare la marcia su Roma dei fascisti; preferì, invece, ricevere al Quirinale Benito Mussolini per dargli l’incarico di formare il nuovo governo.
Dopo venti anni Vittorio Emanuele III destituiva Benito Mussolini con una congiura di palazzo: il 25 luglio del 1943 fece arrestare il duce per affidare il potere a Badoglio. Naturalmente lo fece perché pochi giorni prima il gran consiglio del fascismo aveva votato un ordine del giorno di sfiducia a Benito Mussolini: la guerra si stava rivelando un disastro, il regime era a pezzi e il re pensò di scindere i suoi destini da quelli del dittatore, le cui scelte aveva sempre avallato.
Vittorio Emanuele III , dopo l’8 settembre (armistizio con gli anglo americani), fuggì nella notte, prima verso Pescara e poi da lì a Brindisi, per mettersi a riparo sotto la protezione anglo-americana. Abbandonava così Roma e la gran parte del paese nelle mani dei nazisti.
L’ultimo episodio fu l’abdicazione. Dopo la liberazione di Roma, Vittorio Emanuele III non poteva più opporsi alla nascita di un governo formato dai partiti antifascisti, che posero la condizione della nomina del figlio Umberto II a "luogotenente del regno". Al termine della guerra si decise di affidare la scelta tra repubblica e monarchia al popolo tramite un referendum
popolare, e fino ad allora le cose dovevano rimanere com’erano. Ma Vittorio Emanuele III non rispettò gli accordi e a poche settimane dal 2 giugno 1946, data del referendum, abdicò a favore del figlio che così diventava re a tutti gli effetti e lui partiva per l’esilio in Egitto, dove sarebbe morto l’anno dopo.
Una disposizione transitoria della costituzione Italiana non permette l'ingresso in Italia a lui e ai suoi discendenti maschi.
Dopo la sua morte non fu permesso l'ingresso della salma in Italia.
 
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